
La differenza -secondo uno studio condotto all’inizio degli anni ’90 (Kelley, 1993)- era data dalla più spiccata intelligenza emozionale che le "stelle" rivelavano: dimostravano di essere più abili nel motivare se stessi e nel costituire le proprie reti informali, delle quali facevano squadre di lavoro ad hoc.
Nell’articolo, mi piace molto come venga spiegato che in assenza di emozionalità la mente non abbia sufficienti stimoli per funzionare al meglio. L’emozione infatti è un impulso all’azione (accade anche quando agiamo sulle nuove tecnologie: per es. apriamo il pc per scoprire se qualcuno ci ha risposto, scritto o ha pubblicato qualcosa, dico bene? ;-)).
Al termine di QI, si dice nell’articolo, si è affiancato quello di QE (Goleman 1995) cioè quoziente di intelligenza; gli psicologi affermano, infatti, che il leader di successo è prima di tutto una persona sensibile, capace di conquistare il rispetto e la fiducia dei suoi uomini con lealtà ed esempio, ma anche con una buona dose di empatia.
Nasce in me una domanda più generale ma affine a quella posta dalla prof.ssa Giolo: in che modo i docenti possono stimolare l’intelligenza emotiva dei loro allievi attraverso l’uso delle ICT?
Mi piacerebbe vedere se qualcuno ha qualche articolo da sfornare oppure anche opinioni a riguardo, esperienze dirette o altro, baci
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